Jorge Luis Borges, il mio rapporto con il tempo

Jorge Luis Borges, il mio rapporto con il tempo

«Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, e io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io, disgraziatamente, sono Borges»

La Nuova Confutazione del Tempo

ITALY. Sicily. Palermo. 1984.
Argentinian writer Jorge Luis BORGES at the Hotel Villa Igea, in the Basile room.
© Ferdinando Scianna/Magnum Photos

Secondo Juan Nuño «la filosofia in Borges è una specie di cosmogonia» in cui mito, dottrina, poema, narrazione forniscono un’interpretazione dell’origine e della formazione del mondo. Ciò che egli ha fatto, nei suoi esercizi di stile, è stato evocare. Ed evocazione è un termine che indica «portare qualcosa alla memoria o all’immaginazione», esattamente ciò che Borges ha fatto con le teorie filosofiche cui ha attinto nel corso della sua formazione culturale e che si sono rivelate una grande risorsa per la sua sperimentazione letteraria. Ma evocare in spagnolo significa anche chiamare gli spiriti e i morti, supponendoli capaci di presentarsi nel momento degli incantesimi e delle invocazioni, come esseri presenti, stabili, filosofi antichi tornati per guidare un moderno Levi nella stesura della sua opera.

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Palermo © Ferdinando Scianna/Magnum Photos

Borges, la cecità del fato

Borges, la cecità del fato

J.l.B

Se nelle pagine che seguono c’è qualche verso ben riuscito, mi perdoni il lettore la sfrontatezza di averlo composto prima di lui. Tutti siamo la stessa persona; le nostre nullità differiscono così poco, e così tanto influiscono le circostanze sulle anime, che è quasi una casualità che tu sia il leggente e io lo scrivente”.

https://www.marcelloveneziani.com/articoli/borges-la-cecita-del-fato/

Borges, la cecità del fato

di Marcello Veneziani

Cent’anni fa, nel 1923, nasceva sulle vie di Buenos Aires un poeta. Si chiamava Jorges Luis Borges, aveva 24 anni…..Anche se “tutta la letteratura è autobiografica”, la personalità per Borges non ha consistenza; l’io non esiste, al più confluisce in un Io trascendentale e impersonale. Un promettente Borges degli esordi già scrive al suo “eventuale lettore”: “Se nelle pagine che seguono c’è qualche verso ben riuscito, mi perdoni il lettore la sfrontatezza di averlo composto prima di lui. Tutti siamo la stessa persona; le nostre nullità differiscono così poco, e così tanto influiscono le circostanze sulle anime, che è quasi una casualità che tu sia il leggente e io lo scrivente”. La fama, scrive, è solo un riflesso di sogni dentro il sogno d’uno specchio (Spinoza).

Blog

Qual è la magia di Borges? Cogliere la realtà standone dall’altra parte; nel mito, nel sogno, nello specchio, nella finzione, nell’immaginazione e nella letteratura, che è poi la sintesi poetica-erudita di tutto questo. Nella Storia dell’eternità, Borges fa il verso a Platone, a Plotino e a Sant’Agostino, fa la parodia onirica, ludica e fiabesca della filosofia e si burla dell’eternità e del tempo. Il tempo essenziale, per lui, è oziosamente circolare anziché virtuosamente rettilineo; non conosce successione tra passato, presente e futuro, ma simultaneità, ripetizione e scambio delle parti.

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La scienza di Calvino e Borges – La Biblioteca di Babele

La scienza di Calvino e Borges

Libro: “Ti con Zero”

La scienza incontra la molteplicità e cerca (spesso invano) di ricondurla a unità. La letteratura altresì contempla la molteplicità e – scrive Italo Calvino nel 1980 dialogando con Daniele Del Giudice – immagina “un sistema di moltiplicazione dei possibili per esorcizzare la tragicità dell’unicità. Il fatto che la vita è una, che ogni avvenimento è uno, il che comporta la perdita di miliardi di altri avvenimenti, perduti per sempre. Narratore è colui che vuole sottrarsi a questo destino”. La fase di ottimismo gnoseologico di Italo Calvino si è già resa problematica nel 1980, incontrando i limiti del visibile, la minaccia del caos. Resta tuttavia quell’urgenza esistenziale profonda di tentare, nonostante tutto, una via di fuga. La realtà può essere letta a più livelli. Dobbiamo salvare la sfida al labirinto-mondo, senza arrendersi al labirinto.

Borges, Calvino e la Verità della Parola

Poetica di Calvino

La storia comincia nel 1976 a Madrid, dove una giovane studentessa di ingegneria meccanica e aerospaziale di Princeton si trova per un soggiorno di ricerca. Legge “La biblioteca di Babele” di Jorge Luis Borges e ha un’illuminazione. Immagina quegli scaffali sterminati, pieni di libri senza senso, un’immensa cacofonia inframmezzata qua e là da qualche frase dotata di significato. Si immedesima nel destino del bibliotecario che si aggira lì dentro, peregrinando tra gli esagoni, cercando il libro che contiene le risposte a tutti i misteri fondamentali dell’umanità, anche se in cuor suo sa che non gli basterà una vita per trovarlo.

La giovane di Pittsburgh ricorda allora di aver letto su “Nature” l’articolo di un noto evoluzionista, John Maynard Smith, che aveva fantasticato sull’esistenza di un’analoga enorme libreria: piena non di libri, ma di proteine, i mattoni degli esseri viventi che vengono sintetizzati a partire dai geni. Considerando che le proteine sono composte da 20 lettere (gli aminoacidi) e che mediamente la loro sequenza è lunga circa 500 aminoacidi, risulta che la biblioteca di Babele di tutte le proteine possibili conterrebbe il numero astronomico, ma pur sempre finito, di 20 alla 500 combinazioni, più di tutte le particelle dell’universo.

La sola regola è che non devono esserci due proteine identiche, proprio come nella biblioteca di Babele “non vi sono due soli libri identici”. Come in quella interminabile sequenza di gallerie di Borges, la gran parte delle sequenze sono rumore: non fanno nulla. Raramente se ne trova una che abbia un senso, in qualche scaffale di una regione remota, una cioè che l’evoluzione ha selezionato perché svolge una funzione utile per una delle specie di esseri viventi che popolano la Terra. Inoltre, come sapeva bene Calvino, non possiamo essere certi dei limiti esterni del modello, che sono raggiunti per induzione empirica rispetto alle conoscenze attuali in nostro possesso: non possiamo cioè sapere se è davvero completo e perfetto.

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Da: “Lezioni Americane” di Calvino

Jorge Luis Borges: «Ciò che più m’interessa sottolineare è come Borges realizzi le sue aperture verso l’infinito senza la minima congestione, nel periodare più cristallino e sobrio e arioso; come il raccontare sinteticamente e di scorcio porti a un linguaggio tutto precisione e concretezza, la cui inventiva si manifesta nella varietà dei ritmi, delle movenze sintattiche, degli aggettivi sempre inaspettati e sorprendenti. Nasce con Borges una letteratura elevata al quadrato e nello stesso tempo una letteratura come estrazione della radice quadrata di se stessa: una “letteratura potenziale”»

La Biblioteca di Babele

La biblioteca di Babele come distopia conoscitiva e inferno del significato
La biblioteca contiene “tutto ciò che è dato esprimere, in tutte le lingue”, ma essa non rappresenta la realizzazione dell’ideale di una conoscenza universale, piuttosto Borges volge in distopia tale sogno.
La biblioteca di Babele è, infatti, un inferno, l’inferno del significato, perché al suo interno ci sarà il libro che contiene la verità, la risposta vera alla domanda sull’esistenza di dio, tutte le biografie di tutti gli uomini, il modo in cui ciascuno di noi morirà, la soluzione di tutti i problemi, tutti i libri che sono stati scritti e anche quelli che non lo sono stati ancora. Questi libri sono, tuttavia, sommersi da miliardi di frasi senza senso, sono dunque introvabili. Il totale dei volumi è 10 elevato 4677, per leggere tutte le loro pagine un uomo ci impiegherebbe 10 alla 4.000 anni e nel racconto si avanza anche l’ipotesi la biblioteca sia infinita perché i libri si ripetano infinite volte.

“Oggi siamo notte e nulla”. L’eroe di Borges: Hilario Ascasubi, il poeta guerriero – Droctulfo

“Oggi siamo notte e nulla”. L’eroe di Borges: Hilario Ascasubi, il poeta guerriero

Brume, Dei, Eroi di Jorge Luis Borges e Maria Esther Vázquez _ FMR

La profondità va nascosta. Dove? Alla superficie.
(Hofmannsthal)

La personalità di Hilario Ascasubi, altrimenti relegata nei manuali scolastici, del tutto ‘locale’ – in Italia è pressoché intradotto – ha ossessionato Jorge Luis Borges per tutta la vita. Il primo accenno che Borges fa ad Ascasubi è in Inquisiciones (1925), coagulo di saggi tirato in poche copie, per amici; il primo saggio autorevolmente pubblico che gli dedica è sul primo numero della rivista “Sur”, fondata dall’amica e mecenate Victoria Ocampo, nel 1931. Il saggio s’intitola El coronel Ascasubi, Borges deve compiere 32 anni, vive in un’assolata incertezza di sé: Finzioni, per intenderci, viene pubblicato dalle edizioni Sur nel 1944. …

Leggi l’articolo completo

Borges non è soltanto artifici, arcane miserie, zoroastrismo libresco ed eccelso talento nel catalogare le ombre, con l’ansia onnivora di vagabondare tra i codici islandesi medioevali e i monaci del Giappone antico, sostando tra i paragrafi di Scoto Eriugena, libri di sabbia, Minotauri rosi dal male della melancolia, la cabbala e il bestiario. Borges, soprattutto, è affascinato dai militari in disastro, i generali genuflessi, anzi tutto, all’Oriente del proprio coriaceo carisma, i destini acquartierati tra la gloria di un momento e la disfatta: in una pallottola ravvisa lo specchio, in un bivio sulla via per Montevideo il diktat del labirinto, in una battaglia all’arma bianca l’aura di un foglio, l’albume di una storia mutilata.

Droctulfo, difensore di Ravenna: la storia che ha ispirato Borges

Droctulfo era di origini sveve o alemanne e in gioventù fu schiavo presso la corte del re longobardo Alboino. Nonostante ciò, divenne duca longobardo per i suoi grandi meriti.

Nel 572 d.C. la svolta che lo rese celebre: durante la guerra tra il suo popolo e i Bizantini per la conquista dell’Italia, tradì i suoi commilitoni e si mise a combattere a fianco degli abitanti di Ravenna per la difesa della città.

Il motivo di questa scelta non è chiaro, ma lo storico Paolo Diacono ipotizzò che il cambio di bandiera fosse avvenuto per vendicare lo stato di prigionia che avevo subito da giovane.

Da allora, Droctulfo visse e combatté sempre a fianco dei Bizantini, e si distinse in imprese importanti, come la liberazione di Classe. Morì lontano da Ravenna ma, per sua stessa richiesta, fu sepolto qui.

Fu celebrato con tutti gli onori, e la sua tomba fu collocata a fianco di quella del martire Vitale. Gli fu dedicato un bellissimo epitaffio, lodato per la sua qualità letteraria da Benedetto Croce e che ha ispirato un racconto del grandissimo Jorge Luis Borges.

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Il Giardino e la nostalgia


Vaghe Eufonie – Le spoglie di Seneca – Riccardo Campa – temi borgesiani

VAGHE EUFONIE

Temi borgesiani nella cultura contemporanea

Istituto della ENCICLOPEDIA ITALIANA

#riccardocampa #jorgeluisborges

Le spoglie di Seneca

Riflessioni in penombra con J.B.Borges


Borges, il poeta della disumanità e della nostalgia _ Articolo

Borges, il poeta della disumanità e della nostalgia

Borges è il poeta dell’essenziale e della disumanità insita in ogni purezza, apparente, di fronte alla totalità della vita. Soltanto letture superficiali della sua opera possono fare di Borges il simbolo e il cantore di una raffinatezza manieristica impermeabile ai sentimenti, espressione di un compiaciuto artificio, di una letterarietà superba ed estranea alla vita. Anzi, Borges è il cantore della nostalgia della vita, della sua semplicità profonda e struggente, della sua verità inattingibile e perduta. C’è una malinconia del mutamento che attraversa la sua poesia e il suo pensiero. Borges amava il tango che, come ha scritto Enrique Santos Discepolo, musicista, compositore e regista argentino, è «pensiero triste che si balla»; una danza che è una “grazia rara” che si accompagna al dono dell’istante, all’epica di un riscatto, forse, impossibile, al sogno di una liberazione sempre di là da venire.

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La sfida posta dal “Tempo”, il suo trascorrere, ha un ruolo fondamentale anche nella storia delle religioni, in cui c’è una sorta di “rispetto per il tempo”, per non perdersi nell’indistinto, attraverso la periodicità e la ricorrenza delle festività, dei cicli solari e lunari. Elementi che, come ha insegnato Mircea Eliade, servono a rompere l’omogeneità del tempo e a costruire una porzione della sua sacralità.

La Bibbia è stata una presenza costante nella vita di Borges che riteneva vi fosse un trittico di storie capitali nella storia dell’umanità: l’Iliade, l’Odissea e, quello che chiamava il terzo “poema”: le storie bibliche, appunto. La sua era una vera passione per la Bibbia. In Siete conversaciones con Borges, lo scrittore afferma: «Di tutti i libri della Bibbia quelli che mi hanno impressionato sono il libro di Giobbe, l’Ecclesiaste (o Qohelet), i Vangeli. Sarebbe troppo complicato seguire tutti i passaggi evocati da Borges nella sua opera, tratti dalla Bibbia, le immagini, le figure, i personaggi. Molte sue opere sono dei veri e propri commenti e interpretazioni dei testi biblici. Penso in particolare a L’Aleph. Caino e Abele, il tema della colpa. Il volto di Cristo che è da ricercare negli specchi ove si riflettono i volti umani. Il termine “parola”, logos, davar, Wort, che Goethe, nel Faust tradurrà come forza, atto, (proprio come la parola davar, che in ebraico significa parola e cosa), è al centro di profonde analisi e meditazioni da parte di Borges. Non sono solo codici linguistici. A più riprese Borges aveva espresso il suo desidero di essere ebreo. Borges nutriva una vera fascinazione per il misticismo ebraico e per la Qabbalah.

Al momento della morte, accanto al letto, aveva il  Livre de Poche  di  Voltaire e i Frammenti di Novalis


  • Jorge Luis Borges, il mio rapporto con il tempo

    Jorge Luis Borges, il mio rapporto con il tempo

    «Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, e io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io, disgraziatamente, sono Borges»

    La Nuova Confutazione del Tempo

    ITALY. Sicily. Palermo. 1984.
    Argentinian writer Jorge Luis BORGES at the Hotel Villa Igea, in the Basile room.
    © Ferdinando Scianna/Magnum Photos

    Secondo Juan Nuño «la filosofia in Borges è una specie di cosmogonia» in cui mito, dottrina, poema, narrazione forniscono un’interpretazione dell’origine e della formazione del mondo. Ciò che egli ha fatto, nei suoi esercizi di stile, è stato evocare. Ed evocazione è un termine che indica «portare qualcosa alla memoria o all’immaginazione», esattamente ciò che Borges ha fatto con le teorie filosofiche cui ha attinto nel corso della sua formazione culturale e che si sono rivelate una grande risorsa per la sua sperimentazione letteraria. Ma evocare in spagnolo significa anche chiamare gli spiriti e i morti, supponendoli capaci di presentarsi nel momento degli incantesimi e delle invocazioni, come esseri presenti, stabili, filosofi antichi tornati per guidare un moderno Levi nella stesura della sua opera.

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    Palermo © Ferdinando Scianna/Magnum Photos
  • Borges, la cecità del fato

    Borges, la cecità del fato

    J.l.B

    Se nelle pagine che seguono c’è qualche verso ben riuscito, mi perdoni il lettore la sfrontatezza di averlo composto prima di lui. Tutti siamo la stessa persona; le nostre nullità differiscono così poco, e così tanto influiscono le circostanze sulle anime, che è quasi una casualità che tu sia il leggente e io lo scrivente”.

    https://www.marcelloveneziani.com/articoli/borges-la-cecita-del-fato/

    Borges, la cecità del fato

    di Marcello Veneziani

    Cent’anni fa, nel 1923, nasceva sulle vie di Buenos Aires un poeta. Si chiamava Jorges Luis Borges, aveva 24 anni…..Anche se “tutta la letteratura è autobiografica”, la personalità per Borges non ha consistenza; l’io non esiste, al più confluisce in un Io trascendentale e impersonale. Un promettente Borges degli esordi già scrive al suo “eventuale lettore”: “Se nelle pagine che seguono c’è qualche verso ben riuscito, mi perdoni il lettore la sfrontatezza di averlo composto prima di lui. Tutti siamo la stessa persona; le nostre nullità differiscono così poco, e così tanto influiscono le circostanze sulle anime, che è quasi una casualità che tu sia il leggente e io lo scrivente”. La fama, scrive, è solo un riflesso di sogni dentro il sogno d’uno specchio (Spinoza).

    Blog

    Qual è la magia di Borges? Cogliere la realtà standone dall’altra parte; nel mito, nel sogno, nello specchio, nella finzione, nell’immaginazione e nella letteratura, che è poi la sintesi poetica-erudita di tutto questo. Nella Storia dell’eternità, Borges fa il verso a Platone, a Plotino e a Sant’Agostino, fa la parodia onirica, ludica e fiabesca della filosofia e si burla dell’eternità e del tempo. Il tempo essenziale, per lui, è oziosamente circolare anziché virtuosamente rettilineo; non conosce successione tra passato, presente e futuro, ma simultaneità, ripetizione e scambio delle parti.

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  • La scienza di Calvino e Borges – La Biblioteca di Babele

    La scienza di Calvino e Borges

    Libro: “Ti con Zero”

    La scienza incontra la molteplicità e cerca (spesso invano) di ricondurla a unità. La letteratura altresì contempla la molteplicità e – scrive Italo Calvino nel 1980 dialogando con Daniele Del Giudice – immagina “un sistema di moltiplicazione dei possibili per esorcizzare la tragicità dell’unicità. Il fatto che la vita è una, che ogni avvenimento è uno, il che comporta la perdita di miliardi di altri avvenimenti, perduti per sempre. Narratore è colui che vuole sottrarsi a questo destino”. La fase di ottimismo gnoseologico di Italo Calvino si è già resa problematica nel 1980, incontrando i limiti del visibile, la minaccia del caos. Resta tuttavia quell’urgenza esistenziale profonda di tentare, nonostante tutto, una via di fuga. La realtà può essere letta a più livelli. Dobbiamo salvare la sfida al labirinto-mondo, senza arrendersi al labirinto.

    Borges, Calvino e la Verità della Parola

    Poetica di Calvino

    La storia comincia nel 1976 a Madrid, dove una giovane studentessa di ingegneria meccanica e aerospaziale di Princeton si trova per un soggiorno di ricerca. Legge “La biblioteca di Babele” di Jorge Luis Borges e ha un’illuminazione. Immagina quegli scaffali sterminati, pieni di libri senza senso, un’immensa cacofonia inframmezzata qua e là da qualche frase dotata di significato. Si immedesima nel destino del bibliotecario che si aggira lì dentro, peregrinando tra gli esagoni, cercando il libro che contiene le risposte a tutti i misteri fondamentali dell’umanità, anche se in cuor suo sa che non gli basterà una vita per trovarlo.

    La giovane di Pittsburgh ricorda allora di aver letto su “Nature” l’articolo di un noto evoluzionista, John Maynard Smith, che aveva fantasticato sull’esistenza di un’analoga enorme libreria: piena non di libri, ma di proteine, i mattoni degli esseri viventi che vengono sintetizzati a partire dai geni. Considerando che le proteine sono composte da 20 lettere (gli aminoacidi) e che mediamente la loro sequenza è lunga circa 500 aminoacidi, risulta che la biblioteca di Babele di tutte le proteine possibili conterrebbe il numero astronomico, ma pur sempre finito, di 20 alla 500 combinazioni, più di tutte le particelle dell’universo.

    La sola regola è che non devono esserci due proteine identiche, proprio come nella biblioteca di Babele “non vi sono due soli libri identici”. Come in quella interminabile sequenza di gallerie di Borges, la gran parte delle sequenze sono rumore: non fanno nulla. Raramente se ne trova una che abbia un senso, in qualche scaffale di una regione remota, una cioè che l’evoluzione ha selezionato perché svolge una funzione utile per una delle specie di esseri viventi che popolano la Terra. Inoltre, come sapeva bene Calvino, non possiamo essere certi dei limiti esterni del modello, che sono raggiunti per induzione empirica rispetto alle conoscenze attuali in nostro possesso: non possiamo cioè sapere se è davvero completo e perfetto.

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    Da: “Lezioni Americane” di Calvino

    Jorge Luis Borges: «Ciò che più m’interessa sottolineare è come Borges realizzi le sue aperture verso l’infinito senza la minima congestione, nel periodare più cristallino e sobrio e arioso; come il raccontare sinteticamente e di scorcio porti a un linguaggio tutto precisione e concretezza, la cui inventiva si manifesta nella varietà dei ritmi, delle movenze sintattiche, degli aggettivi sempre inaspettati e sorprendenti. Nasce con Borges una letteratura elevata al quadrato e nello stesso tempo una letteratura come estrazione della radice quadrata di se stessa: una “letteratura potenziale”»

    La Biblioteca di Babele

    La biblioteca di Babele come distopia conoscitiva e inferno del significato
    La biblioteca contiene “tutto ciò che è dato esprimere, in tutte le lingue”, ma essa non rappresenta la realizzazione dell’ideale di una conoscenza universale, piuttosto Borges volge in distopia tale sogno.
    La biblioteca di Babele è, infatti, un inferno, l’inferno del significato, perché al suo interno ci sarà il libro che contiene la verità, la risposta vera alla domanda sull’esistenza di dio, tutte le biografie di tutti gli uomini, il modo in cui ciascuno di noi morirà, la soluzione di tutti i problemi, tutti i libri che sono stati scritti e anche quelli che non lo sono stati ancora. Questi libri sono, tuttavia, sommersi da miliardi di frasi senza senso, sono dunque introvabili. Il totale dei volumi è 10 elevato 4677, per leggere tutte le loro pagine un uomo ci impiegherebbe 10 alla 4.000 anni e nel racconto si avanza anche l’ipotesi la biblioteca sia infinita perché i libri si ripetano infinite volte.

  • “Oggi siamo notte e nulla”. L’eroe di Borges: Hilario Ascasubi, il poeta guerriero – Droctulfo

    “Oggi siamo notte e nulla”. L’eroe di Borges: Hilario Ascasubi, il poeta guerriero

    Brume, Dei, Eroi di Jorge Luis Borges e Maria Esther Vázquez _ FMR

    La profondità va nascosta. Dove? Alla superficie.
    (Hofmannsthal)

    La personalità di Hilario Ascasubi, altrimenti relegata nei manuali scolastici, del tutto ‘locale’ – in Italia è pressoché intradotto – ha ossessionato Jorge Luis Borges per tutta la vita. Il primo accenno che Borges fa ad Ascasubi è in Inquisiciones (1925), coagulo di saggi tirato in poche copie, per amici; il primo saggio autorevolmente pubblico che gli dedica è sul primo numero della rivista “Sur”, fondata dall’amica e mecenate Victoria Ocampo, nel 1931. Il saggio s’intitola El coronel Ascasubi, Borges deve compiere 32 anni, vive in un’assolata incertezza di sé: Finzioni, per intenderci, viene pubblicato dalle edizioni Sur nel 1944. …

    Leggi l’articolo completo

    Borges non è soltanto artifici, arcane miserie, zoroastrismo libresco ed eccelso talento nel catalogare le ombre, con l’ansia onnivora di vagabondare tra i codici islandesi medioevali e i monaci del Giappone antico, sostando tra i paragrafi di Scoto Eriugena, libri di sabbia, Minotauri rosi dal male della melancolia, la cabbala e il bestiario. Borges, soprattutto, è affascinato dai militari in disastro, i generali genuflessi, anzi tutto, all’Oriente del proprio coriaceo carisma, i destini acquartierati tra la gloria di un momento e la disfatta: in una pallottola ravvisa lo specchio, in un bivio sulla via per Montevideo il diktat del labirinto, in una battaglia all’arma bianca l’aura di un foglio, l’albume di una storia mutilata.

    Droctulfo, difensore di Ravenna: la storia che ha ispirato Borges

    Il muro di Droctulfo

    Droctulfo era di origini sveve o alemanne e in gioventù fu schiavo presso la corte del re longobardo Alboino. Nonostante ciò, divenne duca longobardo per i suoi grandi meriti.

    Nel 572 d.C. la svolta che lo rese celebre: durante la guerra tra il suo popolo e i Bizantini per la conquista dell’Italia, tradì i suoi commilitoni e si mise a combattere a fianco degli abitanti di Ravenna per la difesa della città.

    Il motivo di questa scelta non è chiaro, ma lo storico Paolo Diacono ipotizzò che il cambio di bandiera fosse avvenuto per vendicare lo stato di prigionia che avevo subito da giovane.

    Da allora, Droctulfo visse e combatté sempre a fianco dei Bizantini, e si distinse in imprese importanti, come la liberazione di Classe. Morì lontano da Ravenna ma, per sua stessa richiesta, fu sepolto qui.

    Fu celebrato con tutti gli onori, e la sua tomba fu collocata a fianco di quella del martire Vitale. Gli fu dedicato un bellissimo epitaffio, lodato per la sua qualità letteraria da Benedetto Croce e che ha ispirato un racconto del grandissimo Jorge Luis Borges.

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    Il Giardino e la nostalgia


  • Vaghe Eufonie – Le spoglie di Seneca – Riccardo Campa – temi borgesiani

    VAGHE EUFONIE

    Temi borgesiani nella cultura contemporanea

    Istituto della ENCICLOPEDIA ITALIANA

    #riccardocampa #jorgeluisborges

    Le spoglie di Seneca

    Riflessioni in penombra con J.B.Borges


I consigli di lettura dello scrittore argentino Jorge Luis Borges – Biblioteca di Babele (F.M.R.)

I consigli di lettura dello scrittore argentino Jorge Luis Borges

Jorge Luis Borges, Biblioteca di Babele

Borges è stato scrittore immaginifico e grande lettore, ma soprattutto responsabile della prestigiosa Biblioteca Nazionale di Buenos Aires. È dunque l’interlocutore perfetto cui rivolgersi in cerca di suggerimenti di lettura in vista del periodo estivo ormai iniziato. Celebre la sua libreria ideale composta di 74 titoli per la casa editrice Hyspamérica. In Italia con l’editore e amico Franco Maria Ricci ha creato una collana del fantastico che offre molti spunti originali e inediti, tra grandi classici e autori da riscoprire…

Link

La Biblioteca di Babele – collana completa (ed.I)

1975-1985

Link all’acquisto dal sito

Ogni grande scrittore comincia con l’essere un grande lettore, e va componendosi nel corso degli anni un suo personale florilegio di preferenze e di esclusioni. Direttore della Biblioteca Nazionale di Buenos Aires nella quale sembra esistano libri introvabili in altre parti del mondo, Jorge Luis Borges, lettore onnivoro, approfittò di quell’abbondanza libraria per montare e offrire ai suoi ammaliati lettori antologie sorprendenti per erudizione e ironia. Dall’incontro tra Franco Maria Ricci e Jorge Luis Borges nacque l’idea della compilazione della sua biblioteca ideale, una raccolta delle sue letture preferite. London, Chesterton, James Stevenson, Kafka, Kipling e altri convivono in quest’antologia che raccoglie il meglio della letteratura fantastica. Ispirato dal titolo di uno dei più bei racconti borgesiani, la collana venne chiamata “La Biblioteca di Babele”, è ormai un classico letterario, e insieme uno dei monumenti più affettuosi al grande bibliotecario di Buenos Aires.

Elenco Completo

La Collana, Wikipedia


Isola di San Giorgio – Fondazione Cini – Labirinto di Borges

Labirinto di Jorge Luis Borges

Labirinto di Borges dal Campanile di San Giorgio Maggiore

È tra i luoghi più affascinanti di Venezia, sull’Isola di San Giorgio, dedicato a uno degli scrittori e poeti più influenti del Novecento: si tratta del Labirinto Borges, realizzato nel 2011 dalla Fondazione Giorgio Cini su progetto dell’architetto inglese Randoll Coate, un omaggio a Jorge Luis Borges e in particolare a una sua opera, Il giardino dei sentieri che si biforcano. Il labirinto, realizzato per volere della vedova di Borges Maria Kodama, finora è stato fruibile solo dall’alto, dal terrazzo del Centro Branca, da cui è possibile scorgere, tra le oltre 3200 piante di bosso alte novanta centimetri, una serie di simboli che richiamano le opere di Borges: un bastone, gli specchi, due clessidre, un enorme punto di domanda, la tigre, il nome Jorge Luis e le iniziali di Maria Kodama, con siepi disposte in modo da formare il nome Borges. Un luogo, questo, in cui finalmente sarà possibile immergersi, perdersi, disorientarsi e ritrovarsi: dal prossimo 11 giugno infatti il Labirinto aprirà per la prima volta al pubblico, un’occasione speciale per celebrare il decennale della sua creazione, i 35 anni dalla scomparsa di Borges e i 70 anni della Fondazione Giorgio Cini. Con un progetto speciale: sarà possibile visitare il Labirinto accompagnati dalle musiche appositamente composte da Antonio Fresa, eseguite e registrate con l’Orchestra del Teatro La Fenice.

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Vista sul Labirinto e la Fondazione Cini dal Campanile di San Giorgio Maggiore

“Per me questo è un progetto meraviglioso, è un regalo magico che mi fece, dopo la morte di Borges, Randoll Coate, un architetto inglese di labirinti che ha conosciuto Borges molti anni fa in Argentina”, ma mai, racconta così Maria Per me questo è un progetto meraviglioso, è un regalo magico che mi fece, dopo la morte di Borges, Randoll Coate, un architetto inglese di labirinti che ha conosciuto Borges molti anni fa in Argentina”, mamairacconta così Maria Kodama la nascita del Labirinto Borges. Questo labirinto che si è fatto qui a Venezia, perché Venezia era una delle città più amate o tra le più amate da Borges, è una città labirinto, è una città unica di una delicatezza e una complessità sottili e meravigliosa, con una storia altrettanto meravigliosa. Venezia quindi è la città che, per sua natura, è stata deputata ad accogliere un’opera dedicata a Borges, in qualche modo vicina allo stile e all’opera dell’autore argentino: non a caso Randoll Coate ha scelto di omaggiare, con il suo Labirinto,Il giardino dei sentieri che si biforcano, racconto del 1941 ambientato durante la Prima Guerra Mondiale che si sviluppa come un enigma il cui mistero, proprio sotto forma di simboli e di un labirinto, viene svelato solo alla fine.“Il giardino dei sentieri che si biforcano è un enorme indovinello, o parabola, il cui tema è il tempo: è questa causa recondita a vietare la menzione del suo nome”, scrive Borges ne Il giardino dei sentieri che si biforcano“Omettere sempre una parola, ricorrere a metafore inette e a perifrasi evidenti, è forse il modo più enfatico di indicarla. È il modo tortuoso che preferì, in ciascun meandro del suo infaticabile romanzo, l’obliquo Ts’ui Pen”. labirinto, è una città unica di una delicatezza e una complessità sottili e meravigliosa, con una storia altrettanto meravigliosa”. Venezia quindi è la città che, per sua natura, è stata deputata ad accogliere un’opera dedicata a Borges, in qualche modo vicina allo stile e all’opera dell’autore argentino: non a caso Randoll Coate ha scelto di omaggiare, con il suo Labirinto,Il giardino dei sentieri che si biforcano, racconto del 1941 ambientato durante la Prima Guerra Mondiale che si sviluppa come un enigma il cui mistero, proprio sotto forma di simboli e di un labirinto, viene svelato solo alla fine.“Il giardino dei sentieri che si biforcano è un enorme indovinello, o parabola, il cui tema è il tempo: è questa causa recondita a vietare la menzione del suo nome”, scrive Borges ne Il giardino dei sentieri che si biforcano. “Omettere sempre una parola, ricorrere a metafore inette e a perifrasi evidenti, è forse il modo più enfatico di indicarla. È il modo tortuoso che preferì, in ciascun meandro del suo infaticabile romanzo, l’obliquo Ts’ui Pen”.


Il Vangelo secondo Borges _ Domenico Porzio

Il Vangelo secondo Borges (1971/72)

Locandina

Copione

Regia: Franco Enriquez

Per Jorge Luis Borges le frontiere sono sempre mobili ed esili: non c’è mai una cortina di ferro tra verità e finzione, tra veglia e sogno, tra realtà e immaginazione, tra razionalità e sentimento, tra essenzialità e ramificazione, tra concreto e astratto, tra teologia e letteratura fantastica, tra icasticità anglosassone ed enfasi barocca… Le due parabole gemelle che chiudono il Discorso della Montagna di Gesù ( Matteo 7,24-27), ove di scena sono i due costruttori antitetici sulla roccia e sulla sabbia, vengono così ribaltate ma neanche smentite da Borges nel suo programma esistenziale e letterario globale: «Nulla si edifica sulla pietra, tutto sulla sabbia, ma dobbiamo edificare come se la sabbia fosse pietra». E alla fine fiorisce il paradosso supremo: «La vita è troppo povera per non essere anche immortale ».

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Libri per Natale: Vargas Llosa racconta Borges –

Mezzo Secolo con Borges

Forse per questo non amava il romanzo come genere e preferiva il racconto…
“È probabile che rifiutasse la tendenza realistica del romanzo, che è il territorio dell’esperienza umana totale, dell’intelletto e delle passioni, dell’istinto e della conoscenza, del fango della vita, e non accetta di essere confinato in forme puramente speculative e artistiche. Questa imperfezione congenita del genere romanzesco per lui doveva essere intollerabile. Invece il racconto, così breve e condensato, era il genere più adatto ai temi che lo spingevano a creare e che, grazie alla sua maestria, perdevano vaghezza e astrazione e si caricavano di attrattiva e perfino di drammatismo: il tempo, l’identità, il sogno, il doppio, l’eternità…”.

Vargas Llosa e Borges: il duello tra le due scuole di liberalismo latinoamericano