Jorge Luis Borges, il mio rapporto con il tempo

Jorge Luis Borges, il mio rapporto con il tempo

«Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, e io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io, disgraziatamente, sono Borges»

La Nuova Confutazione del Tempo

ITALY. Sicily. Palermo. 1984.
Argentinian writer Jorge Luis BORGES at the Hotel Villa Igea, in the Basile room.
© Ferdinando Scianna/Magnum Photos

Secondo Juan Nuño «la filosofia in Borges è una specie di cosmogonia» in cui mito, dottrina, poema, narrazione forniscono un’interpretazione dell’origine e della formazione del mondo. Ciò che egli ha fatto, nei suoi esercizi di stile, è stato evocare. Ed evocazione è un termine che indica «portare qualcosa alla memoria o all’immaginazione», esattamente ciò che Borges ha fatto con le teorie filosofiche cui ha attinto nel corso della sua formazione culturale e che si sono rivelate una grande risorsa per la sua sperimentazione letteraria. Ma evocare in spagnolo significa anche chiamare gli spiriti e i morti, supponendoli capaci di presentarsi nel momento degli incantesimi e delle invocazioni, come esseri presenti, stabili, filosofi antichi tornati per guidare un moderno Levi nella stesura della sua opera.

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Palermo © Ferdinando Scianna/Magnum Photos

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