Dopo 9 anni di letture assidue, intime, quasi ossessive ( ma i primi contatti, risalgono al 1993, con Calvino) letto, riletto e visionato molto di Jorge Luis Borges, interviste, stralci, mostre, spettacoli e consultato opere da lui selezionate (penso ad esempio a tutta la Biblioteca di Babele) si è costituita in me un opinione (che sicuramente evolverà ancora e ancora, fortunatamente) diversa in merito a questa poesia e ai commenti più opportuni da inserire; all’inizio non scrivevo assolutamente nulla, non contaminavo il post se non con rimandi ad altri link.
Avevo completamente sommerso dall’oblio, appoggiandolo nel cassetto virtuale del lontano 2010, la nudità cafona di
questo copia e incolla dal web, di “Istanti”…
A quel tempo mancavano tracce critiche da fonti attendibili, anzi, titolati letterati ne incentivavano la diffusione nei loro blog, definendola opera eccelsa del Maestro e la mia opinione critica non era ancora strutturata a sufficienza, per ergersi ad eletta al giudizio superiore (e non lo sarà mai), nonostante avessi già mostrato tutta la mia perplessità verso la trama della narrazione, così poco “fantastica”.
Dunque….
Assordante, nell’uso delle frasi, nella composizione della prosa (priva di rigore stilistico nella narrazione), senza precisione, rimandi letterari filosofici, evocazioni, citazioni bibliografiche o utilizzo di kenningar, goffamente “amichevole” e “mortale”, in chiusura quasi patetico.
“Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell’acqua calda,
un ombrello e un paracadute”
Queste sono parole rozze, grevi, manca una trama sospesa tra il fantastico e l’epico, un opera scritta da
Mani di provincia, con occhi appoggiati a qualche lettura di inserti della domenica, che si cimenta in una sorta di confessione compiaciuta allo specchio, prima della barba.
Invenzione
Parole che non si trovano nel lessico comune di Borges, mai…
“Mangerei più gelati e meno fave” potrebbe scriverlo Fabio Volo o Moccia, cito due nomi a caso…che non ho mai letto..
A seguire il libro L’Artefice da poter sfogliare per farsi una idea sulla composizione poetica di Jorge Luis Borges e sulle scelte stilistiche dell’autore
Giovanni, scrivi quello che conosci di questo “falso” che continua ad imperversare in rete, e ad essere attribuito a Borges. Cerchiamo delle fonti ed estrapoliamo dei concetti personali, che possano indicare un percorso di analisi per chi volesse approfondire questo apocrifo e riconoscerne le assordanze letterarie e stilistiche (ironia della sorte, un apocrifo toccato a Borges stesso)…andando oltre a quello scritto su wikipedia che tutti sappiamo leggere.
Esattamente Francesca…fosse solo per alcune parole totalmente “assordanti” per la poetica delle sue opere tutte, comprese le prime, da lui stesso definite più tardi impubblicabili, dal suo impareggiabile senso autocritico…nessun movimento d’intelligenza in queste frasi…finalmente qualcuno ha buttato un guanto. Ti ringrazio e io ho letto e soprattutto riletto e rileggerò tanto….
Per quanto riguarda l’attribuzione, bisogna sempre riferirsi alle fonti, all’origine della divulgazione, nel caso del web o al testo nel caso degli scritti, o alle Biblioteche nel caso di frammenti di periodici o riviste. E non sempre si tratta di Vero. E in ogni modo gli scritti apocrifi, gli eteronimi insegnano. Per quanto mi riguarda, bisogna essere umili nelle affermazioni e nei passaggi, non autoreferenziali, indigestamente saccenti pur avendone le vesti, umili nel dirsi devo ancora apprendere e considerare sempre che si incontrano interlocutori che possono anche non avere “mai” letto Borges per come lo intendiamo noi, nella lettura personale e che per “sapere” ed incontrare altro pensare dal nostro, bisogna sentirsi aperti allo stupore ed incuriositi verso l’Altro, oltre che saper argomentare con arguzia e cognizione di causa le nostre idee e il nostro studio. A rischio di sembrare “inutili” ai fini della condivisione, del relazionarsi per accrescere.
Perchè rimarrà solo lo stupore…come diceva Chesterton
La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità. ( Albert Einstein )
Questa poesia non è di Borges e non ne rispecchia il pensiero; è un apocrifo che imperversa da tempo in rete.
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Giovanni, scrivi quello che conosci di questo “falso” che continua ad imperversare in rete, e ad essere attribuito a Borges. Cerchiamo delle fonti ed estrapoliamo dei concetti personali, che possano indicare un percorso di analisi per chi volesse approfondire questo apocrifo e riconoscerne le assordanze letterarie e stilistiche (ironia della sorte, un apocrifo toccato a Borges stesso)…andando oltre a quello scritto su wikipedia che tutti sappiamo leggere.
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http://calamandrei.it/istanti.htm
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Soltanto chi non ha mai letto Borges può attribuire al Maestro un testo banale come questo.
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Esattamente Francesca…fosse solo per alcune parole totalmente “assordanti” per la poetica delle sue opere tutte, comprese le prime, da lui stesso definite più tardi impubblicabili, dal suo impareggiabile senso autocritico…nessun movimento d’intelligenza in queste frasi…finalmente qualcuno ha buttato un guanto. Ti ringrazio e io ho letto e soprattutto riletto e rileggerò tanto….
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Per quanto riguarda l’attribuzione, bisogna sempre riferirsi alle fonti, all’origine della divulgazione, nel caso del web o al testo nel caso degli scritti, o alle Biblioteche nel caso di frammenti di periodici o riviste. E non sempre si tratta di Vero. E in ogni modo gli scritti apocrifi, gli eteronimi insegnano. Per quanto mi riguarda, bisogna essere umili nelle affermazioni e nei passaggi, non autoreferenziali, indigestamente saccenti pur avendone le vesti, umili nel dirsi devo ancora apprendere e considerare sempre che si incontrano interlocutori che possono anche non avere “mai” letto Borges per come lo intendiamo noi, nella lettura personale e che per “sapere” ed incontrare altro pensare dal nostro, bisogna sentirsi aperti allo stupore ed incuriositi verso l’Altro, oltre che saper argomentare con arguzia e cognizione di causa le nostre idee e il nostro studio. A rischio di sembrare “inutili” ai fini della condivisione, del relazionarsi per accrescere.
Perchè rimarrà solo lo stupore…come diceva Chesterton
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